C’è chi pensa di risolvere i problemi del Paese separandosi, come da anni vogliono fare i leghisti, o spaccandolo ancora di più, come nel caso del Pd dell’Emilia-Romagna, che ha chiesto di avocare alla Regione la competenza su 15 materie sottraendole allo Stato. Noi pensiamo che la “secessione dei ricchi” sia un disegno eversivo che punta a smontare la Costituzione, esattamente come fece Renzi con la riforma costituzionale.
Il progetto di autonomia è costruito su indicatori palesemente sperequati e pone le condizioni perché le disuguaglianze fra territori crescano ulteriormente con la conseguenza di creare cittadini di serie A che risiedono in aree ricche e cittadini di serie B che risiedono in territori con minori opportunità. Un disegno sbagliato e miope che avrà effetti negativi anche al nord, in particolare per le fasce più povere, con la definitiva affermazione del ruolo del privato nel pubblico che, senza una cornice nazionale, prenderà il sopravvento con un’ulteriore spinta alle privatizzazioni.
In poche parole si vuole istituzionalizzare lo stato di “colonia” interna per intere parti del territorio nazionale, il Sud in primis, il che porterà ad uno scontro inevitabile. Chi volge il capo dall’altra parte oggi, o addirittura governa insieme a chi vuole l’autonomia, è complice delle mire leghiste e domani porterà la responsabilità della possibile “balcanizzazione” del Paese.
Pochi giorni fa il Dipartimento per gli affari giuridici e legislativi della Presidenza del consiglio dei ministri ha stroncato gli schemi di intesa delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna parlando di: “collisione con il dettato costituzionale”, “determinazione di fatto di nuove Regioni a statuto speciale”, “dubbi di costituzionalità”, “presenza di materie strutturalmente non devolvibili”, “ambiti potenzialmente suscettibili di creare disparità di trattamento tra regioni nella libera circolazione di persone e cose”, “limitazioni dell’esercizio del diritto al lavoro”, “ingiustificato trasferimento di risorse verso le regioni ad autonomia differenziata, con conseguente deprivazione delle altre”. Ci domandiamo come si possa fare finta di ignorare allarmi di così grande rilevanza.
Non passa giorno senza che il Presidente Bonaccini incalzi il governo a procedere sulla autonomia mentre millanta che il suo progetto sia diverso dagli altri. Non è vero, l’Emilia Romagna è a rimorchio di Veneto e Lombardia. Infatti le intese vere tra regioni e governo (“parte generale concordata” pubblicata sul sito del ministero Autonomie) prevedono, con formula identica per le tre regioni, che il merito sarà stabilito da commissioni paritetiche ministero-regione, e sarà tradotto in decreti del Presidente del Consiglio dei ministri. Ad oggi, non si sa quale sia, nulla si sa dei costi o dell’impatto di sistema, di fatto si approvano scatole vuote che saranno poi riempite a piacimento dei contraenti. E se le elezioni le vincesse la Lega?
In vista delle prossime elezioni regionali dell’Emilia-Romagna preannunciamo sin da oggi la nostra totale opposizione a tali politiche e alla richiesta di autonomia e invitiamo tutte le forze della sinistra a prendere posizione contro la secessione dei ricchi.
Cristina Quintavalla – Portavoce L’Altra Emilia-Romagna
Stefano Lugli – Partito della Rifondazione Comunista, Regionale Emilia-Romagna
Paolo Viglianti – Partito Comunista Italiano, Regionale Emilia-Romagna
Natale Cuccurese – Partito del Sud-Meridionalisti Progressisti, Federazione Regionale Emilia-Romagna