di Redazione
Un magro risultato quello delle ultime regionali in Emilia Romagna, che ha visto un aumento dell’affluenza, al 67,67% contro il 37,71% del 2014, e un drastico calo della sinistra radicale dell’Altra Emilia Romagna, passata dal 3,71% allo 0,36%. Nel gorgo della polarizzazione degli scontri, che ha visto il ritorno del bipolarismo nel panorama politico regionale, oltre alla sinistra radicale è rimasto inghiottito il Movimento 5 Stelle, passato dal 13,26% al 4,74%.
Riportiamo qui il comunicato della Segreteria regionale dell’Altra Emilia Romagna:
“A scrutinio concluso il nostro primo ringraziamento va agli elettori e alle elettrici che si sono recati alle urne recuperando la tradizionale partecipazione democratica che ha sempre contraddistinto questa regione legittimando pienamente il voto.
In tutta la campagna elettorale abbiamo detto che il nostro principale avversario era la destra e il fatto che la Lega abbia subito una battuta d’arresto è un fatto positivo, ma è l’unico dato rincuorante di una campagna elettorale priva di contenuti e vissuta come un derby e che porta l’amaro risultato della espulsione della sinistra antiliberista e comunista dal consiglio regionale.
Il risultato de L’Altra Emilia-Romagna è sicuramente negativo. Schiacciati tra il voto utile da un lato e la frammentazione a sinistra dall’altro non siamo riusciti a rendere evidente la necessità di un’opposizione antiliberista e ambientalista nel prossimo consiglio regionale. Proseguendo l’esperienza de L’Altra Emilia-Romagna avviata 5 anni fa abbiamo unito quattro partiti (Rifondazione Comunista, Partito Comunista Italiano, Partito del Sud e Partito Umanista) e siamo convinti che un’unica lista antiliberista avrebbe avuto un altro appeal nei confronti degli elettori, ma il nostro appello all’unità fatto a ottobre non è stato sufficiente a restituire credibilità ad una sinistra che si presenta frammentata pur avendo programmi sovrapponibili.
L’Altra Emilia-Romagna continuerà fuori dai banchi del consiglio regionale l’opposizione alla precarizzazione del lavoro, alla privatizzazione della sanità, ai finanziamenti alla scuola privata, alle inutili e dannose autostrade, alla cementificazione del territorio, alla autonomia differenziata. Più in generale continueremo ad opporci alle politiche di un centrosinistra che ha fatto una campagna elettorale all’insegna della continuità di quelle politiche sbagliate che hanno reso per la prima volta contendibile l’Emilia-Romagna ad una forza come la Lega che nulla ha a che vedere con la storia di questa regione.
Il dato di queste elezioni non sta tanto nella vittoria di Bonaccini quanto nella fatica con cui è stata ottenuta questa vittoria di fronte ad una candidatura inconsistente come quella della Borgonzoni. Un dato impensabile anche solo 5 anni fa. Bonaccini viene rieletto con il 51,4% dei voti al presidente rispetto al 43,66% dei consensi assegnati alla Borgonzoni e quindi con una significativa di dote di voti disgiunti visto che le coalizioni di centrodestra e centrosinistra hanno un distacco di appena il 2,7%. Questo dato ci auguriamo faccia riflettere.
La narrazione di un’Emilia-Romagna isola felice non è stata percepita come tale e anzi è risultata escludente nei confronti di quella larga fetta di cittadini e cittadine con condizioni lavorative precarie e vivono nelle periferie impoverite di servizi e opportunità. È al voto di queste popolazioni che occorre guardare se vogliamo recuperare quell’Emilia-Romagna rossa che oggi si trova smarrita.”.
Il candidato Presidente e Segretario regionale di Rifondazione Comunista, Stefano Lugli, alla luce della grande crescita della Lega nella Regione, ha successivamente dichiarato:
“Fra le prime dichiarazioni del rieletto Bonaccini trova spazio la ‘minaccia’ di non fare sconti al governo se non concede l’autonomia regionale. La stessa dichiarazione avrebbe potuto farla Salvini in caso di vittoria, solo con qualche rutto in più.
Se la destra in Emilia-Romagna è arrivata al 44% è anche perchè il modello politico che propone viene legittimato da chi è al governo. E l’autonomia regionale, con il suo portato di destabilizzazione del paese, è la strada perfetta per rendere ancora più forte la Lega. E in consiglio regionale non ci sarà nessuna voce che presenterà un punto di vista alternativo. Avanti pure.”