di Simone Antonioli
Ho preso parte lo scorso 20 giugno al presidio convocato da diverse associazioni in piazza Duomo a Milano denonimato “Salviamo la Lombardia”.
Tra militanti di diverse forze della sinistra radicale, politica e sindacale, associazioni, collettivi e singoli cittadini eravamo circa 3 mila uomini e donne di ogni età, dai bambini agli anziani i quali, muniti di mascherine e ben distanziati, sotto la rigida ma necessaria sorveglianza dello staff che continuamente sollecitava i presenti ad evitare assembramenti, abbiamo sfidato il sole cocente e il caldo asfissiante per onorare le vittime del Covid-19 e chiedere il commissariamento della sanità lombarda, le dimissioni di Fontana e Gallera e un cambio radicale delle politiche sanitarie della Regione che, da Formigoni in poi, ha sempre distrutto la sanità pubblica e avvantaggiato i privati, per non parlare della malagestione dell’attuale emergenza.
Numerosi gli interventi, da grandi personalità come Cecilia Strada e Vittorio Agnoletto a comuni cittadini saliti sul palco per testimoniare la propria esperienza di positività al Covid-19 con i relativi familiari che hanno raccontato il loro vissuto a fianco del congiunto malato.
Non sono mancati nemmeno i principali dirigenti regionali di Rifondazione Comunista, ancora una volta in prima fila a battersi per i diritti dei più deboli come non molti dirigenti politici al giorno d’oggi fanno.
Nel corso della manifestazione è stato possibile sottoscrivere l’appello agli operatori sanitari a denunciare ciò che non va nel proprio posto di lavoro e disobbedire agli obblighi di fedeltà aziendale lanciato da Marco Lenzoni, infermiere dell’ospedale di Pontremoli (Massa Carrara) che rischia il licenziamento per aver appunto violato l’obbligo di fedeltà aziendale denunciando l’inefficienza delle misure di sicurezza contro il Covid adottate dalla struttura nei confronti dei propri dipendenti.
Quel pomeriggio sono tornato a casa soddisfatto perché, mentre viviamo in un mondo in cui spesso ci si rassegna e accontenta di poco per non restare senza niente ed è molto diffusa l’indifferenza finché non si viene toccati personalmente, ho percepito tanta determinazione a lottare per migliorare la situazione e poter godere di un diritto fondamentale come quello alla salute oggi continuamente calpestato.
Secondaria ma non per questo non importante nota positiva di questa giornata è stata, tra gente sconosciuta che si é ritrovata in quella piazza per condividere una battaglia, una propensione all’interagire come quella che ha avuto luogo tra il sottoscritto e i Giovani Comunisti/e di altre federazioni lombarde finalmente conosciutisi personalmente dopo mesi di contatti esclusivamente virtuali a causa della quarantena.