In quest’anno di pandemia, i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo sono una categoria rimasta lontana dalla visibilità dei mass media e tagliata fuori dai vari ristori e aiuti, un po’ per la scarsità di questi ultimi e un po’ per i meccanismi burocratici che hanno permesso di accedervi a davvero pochi. Per dare concretezza a queste lotte e rivendicazioni, martedì 23 febbraio, si è tenuta in 20 piazze italiane la protesta dal nome “Un anno senza eventi”, organizzata dai coordinamenti dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo, da associazioni culturali e da alcune sigle di base.
A Milano il presidio si è tenuto di fronte alla prefettura e noi, come Giovani Comunisti/e Lombardia abbiamo portato il nostro sostegno. In piazza anche Rete della Conoscenza e Non Una Di Meno, che hanno ribadito l’importanza della cultura e della conoscenza anche al di là dell’ambito lavorativo, nonché di una lotta intersezionale di tutte le categorie. I lavoratori e le lavoratrici non chiedono di far finta che l’emergenza sanitaria non esista, ma di permettergli di riaprire in sicurezza, di avere tutele dallo Stato e una lotta alla precarizzazione nel settore, e lo hanno fatto con un presidio ricco di testimonianze significative e di una performance alla fine della quale rappresentanti della categoria sono saliti a Palazzo Diotti per consegnare al prefetto le proprie richieste.
Alla manifestazione abbiamo avuto il piacere di fare alcune domande a Roberto D’Ambrosio, elettricista del Teatro alla Scala, membro del Coordinamento Spettacolo Lombardia e segretario generale della CUB Informazione e Spettacolo.