di Lorenzo Antibo (GC Pavia)
“La mia generazione ha perso” – così Giorgio Gaber intitolava uno dei suoi ultimi album in un tentativo di autoanalisi. È proprio una colpa che oggi andiamo ricercando, un colpevole, un nome o un gruppo di nomi, qualcuno cui addossare l’intera colpa di questa tragedia climatica che sta investendo il nostro paese e il mondo intero.
In questa vana ricerca la colpa è stata addossata agli allevamenti, alle fabbriche, a chi non fa la raccolta differenziata… Non nego l’influenza di queste azioni, ma mi sento di affermare che non è nulla di più che nascondere la polvere sotto il tappeto, nulla di più che far finta di non vedere l’errore, di non voler accettare che l’essere umano è colpevole di questa tragedia da circa 200 anni a questa parte. Siamo tutti colpevoli, perché – a differenza di come parlano parecchi giornalisti – il pianeta non soffre l’aumento della temperatura, esso continuerà ad esistere anche con 50° C in più, solo non sarà adatto ad ospitare la vita umana, camperanno solo i batteri capaci di sopravvivere anche ad altissime temperature.
Tornando al tema di quest’ articolo, ritengo quindi che ci sia bisogno di un’ammissione di colpa, bisogna smettere di pensare che il riscaldamento globale ed il problema dell’inquinamento ponga le sue radici negli anni ’10 di questo millennio; bisogna rendersi conto che il problema è iniziato quando nessuno si è posto la domanda “E dopo?” durante il miracolo economico, quando si costruivano auto che, dal motore all’esterno, non avevano altro che un tubo vuoto, quando le ciminiere delle fabbriche riversavano nell’aria ciò che oggi, a distanza di circa settant’anni, l’ha resa irrespirabile – per non dire tossica. La colpa è dei miei nonni, che hanno provocato questi problemi, e dei miei genitori, che non si sono opposti e non hanno fatto sentire la loro voce quando era il momento di farlo. Serve solo un’ammissione di colpa, rendersi conto di chi è la colpa davvero, ammettere che ci è stato consegnato un mondo completamente a pezzi e che ora le maniche ce le dovremo rimboccare noi per sistemare tutto – sempre ammettendo una vostra possibile collaborazione, che sembra ogni giorno più distante.
Se la vostra intenzione fosse di ammettere questa colpa, vi consiglierei di cambiare il modo in cui lo state comunicando. Se crediamo che i giovani siano “persi dietro ai telefoni e ai social network” solo perché li considerate svogliati e/o incapaci credo che il problema sia vostro. Sempre nel mondo che voi ci state consegnando, i valori della forza e della ricchezza sono stati eletti a princìpi unici; l’unico rifugio è dunque un mondo alternativo, completamente immersivo e capace di creare una realtà completamente estranea alla nostra dove le cose non possono andare male.
Dall’alto della vostra bigotteria invece siete solo capaci di dirci cosa sbagliamo, senza capire che la colpa è tutta nelle vostre mani, perché solo guardando avanti e lavorando per il prossimo – e non per se stessi – si può pensare di rivolgere delle critiche. Voi avete lavorato per voi stessi e per nessun’altra generazione, ora noi ne paghiamo le conseguenze. Basta però un po’ di coraggio, ammettere le proprie colpe, chiedere scusa e lavorare seriamente tutti assieme per un domani migliore.