Il 24 aprile del 2019 Giuseppe Caruso, presidente del consiglio comunale di Piacenza, è stato arrestato in un blitz della polizia con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. Caruso, in virtù del proprio lavoro presso l’Agenzia delle dogane, insieme al fratello pare fosse parte attiva nelle decisioni relative allo sviluppo criminoso e all’espansione della cosca Grande Aracri, un clan della ‘Ndrangheta.
Non è la prima volta che esponenti di Fratelli d’Italia a Piacenza, partito che si rifà alla vecchia Alleanza Nazionale vengono coinvolti in fatti di mafia o in apologia di fascismo. Si ricorda la dichiarazione di qualche mese fa del consigliere comunale Giancarlo Migli, nel quale affermava di essere un “fascista, ma non ottuso”.
Di fronte allo scandalo, sia la sindaca Barbieri che Giorgia Meloni che la Lega hanno dichiarato il loro sgomento, la propria estraneità ai fatti e appoggiato le forze dell’ordine nel loro lavoro. Ma non è forse ironico che a difendere sempre la polizia e a esaltare e sostenere “i nostri ragazzi” (retorica comune ormai a FdI e Lega) siano poi coloro che si rendono protagonisti delle stesse inchieste dell’autorità giudiziaria?
Non è ironico che chi si ritiene patriottico sia poi pronto a piegarsi ai dettami degli Stati Uniti per ogni controversia estera?
Il Ministro degli Interni Salvini non si fa mai scrupoli a inveire contro immigrati, rom e centri sociali e a condannare le loro azioni apertamente su Facebook, ma per quanto riguarda Caruso non proferisce mezza parola e si limita a un generico auspicio di “Buon lavoro” alle forze dell’ordine nella lotta alla mafia.
Le parole della sindaca e la decisione dell’espulsione da FdI da parte della Meloni sono il minimo indispensabile di decenza, non un gesto da lodare.
C’è da riflettere su come personaggi della “destra sociale” attacchino sempre gli ultimi della società, gli immigrati, gli omosessuali ma che di mafia e dell’importanza del combatterla ne parlino solo in occasione degli anniversari o quando uno dei loro viene indagato.
I/le Giovani Comunisti/e Piacenza