di Tommaso Manferdini
È stata la percezione di una differenza, una differenza di approccio sociale agli eventi. Vedo i francesi oggi sollevarsi contro i loro datori di lavoro, siano soggetti privati oppure lo Stato stesso, contro una proposta di riforma del sistema previdenziale che minaccia di alzare l’età pensionabile, e in conseguenza di ciò ho letto di serrate generali di ogni tipo di servizio. Dalla Sanità, ai Trasporti, … fino al settore dei servizi Culturali ! E’ meno noto ma molto significativo il caso della chiusura per sciopero del Museo del Louvre, organizzata dai lavoratori della CGT, il sindacato rimasto più saldamente a difesa dei lavoratori. Un intero Paese si è mobilitato per difendere il diritto a che il sistema di previdenza sociale assicuri che i contributi versati dal lavoratore ritornino al lavoratore, per assicurargli una vita dignitosa nel momento in cui concluderà la sua vita attiva. In Italia, pensateci per un attimo, invece che scendere in piazza uniti per difendere un diritto di tutti, abbiamo abboccato alla strategia politica che ci voleva divisi per categorie (i giovani, gli anziani, le “piccole partite IVA”, gli operai, i “professionisti”, ecc…), ognuna concentrata sulle proprie individuali paure agitate dai politici.
La grande menzogna: da lavoratori a imprenditori di se’ stessi – Proprio a partire da questa differenza percepisco la necessità di “dare una rinfrescata” ai principi “fondamentali”. Oggi, semplicemente parlando con l’uomo comune, incontrato per strada, si capisce che è stata operata una sorta di condizionamento operante su quella che fino a trenta o quarant’anni fa si riconosceva orgogliosamente coma la Classe lavoratrice. Voglio dire che le persone sembrano avere assorbito, dai media e probabilmente anche dalla politica più scaltra, l’idea che lavorare non sia più configurabile come un diritto, bensì come un premio per coloro che posseggono doti particolari o si impegnano di più. Lo dico a ragion veduta, dal momento che incontro molta gente nello svolgimento della “vecchia” e sana militanza che ti porta nelle piazze e nelle vie dei quartieri per parlare con le persone, capirle e presentargli un’idea e una proposta. Ebbene, quando ti capita di parlare con le cosiddette “piccole partite IVA”, i professionisti autonomi, ti accorgi di quanto queste categorie siano state traviate dalla mentalità neo-liberista che ci vorrebbe tutti fermamente convinti di potercela fare da soli, se possediamo il merito, e di avere il sacrosanto diritto a tenere per noi quello che produciamo lavorando più degli altri. Insomma, la politica neoliberista dell’ormai finta sinistra, alleata del potere industriale e potente dei media servilmente docili, è riuscita nel suo intento distruggere i Diritti conquistati nel Novecento in seguito all’emersione dei bisogni delle Classi subalterne; lo si è fatto riducendo a utopie le idee di mutuità, di equità sociale, di redistribuzione della ricchezza e delle possibilità di lavoro.
Lo sciopero, strumento di Classe – Lo sciopero è uno di quei Diritti conquistati con fatica, lo afferma la nostra Carta Costituzionale all’Art. 40. Il diritto dei lavoratori subordinati di agire collettivamente avverso le decisioni e il volere, sempre e per forza unilaterale/i, di coloro che, essendo titolari del rapporto di lavoro e proprietari dei mezzi di produzione, hanno per forza di cose una posizione sovra-ordinata rispetto al lavoratore. Agire collettivamente dunque, ma non solo. Fondamentale è agire organizzati per poter avere ragione dei propri diritti rispetto ad una proprietà che per istinto cerca e cercherà sempre il suo tornaconto, in termini di minori costi e maggior profitto. Sbaglia dunque il politico che si dice di sinistra e racconta che, tutto sommato, gli interessi dei lavoratori e dei datori di lavoro possono divenire conciliabili e che si può trovare un punto d’incontro; il politico che magari fa ciò cambiando le parole, parlando di concertazione in luogo di conflitto, prendendo in prestito termini inglesi propri della cultura protestante, nella cui etica si è pasciuto per cent’anni il Capitalismo (Vi ricorda qualcuno ? Qualche “rottamatore” ?). Si vuole insomma convincere il lavoratore di potercela fare in solitudine, grazie al proprio studio e al proprio lavoro; del fatto che, se c’è il merito, gli altri non sono necessari anzi, sono forse un ostacolo alla propria emersione individuale. Al desiderio dell’emersione individuale fanno seguito direttamente il piacere nel senso di sfida e nel sopraffare l’altro per primeggiare. Principi che tendono a costituire una Società di lavoratori fermamente pieni di se’ stessi e convinti di essere tutti dei self made men o delle self made woman. L’interesse proprietario in tutto ciò ovviamente si bea perché riesce nel proposito di spaccare l’unità della Classe lavoratrice: per avere gioco più facile nel soggiogare tanti giovani in cerca d’impiego, soli con il loro ego, attraverso le promesse della carriera e del successo. Ben più difficile sarebbe infatti trattare con la Classe, il datore di lavoro sarebbe costretto a promettere cose molto più concrete come l’adeguatezza della retribuzione, la stabilità del rapporto di lavoro, l’assicurazione previdenziale, ecc. …
Il conflitto tra posizioni diverse – E’ bene dunque continuare a ragionare in termini di conflitto, dal momento che un conflitto di fondo nella Società rimane: quello tra chi detiene la possibilità di soddisfare una necessità (lavorare per vivere) e chi ha quella necessità. Un conflitto che non è meno forte di quello che fu in grado di muovere le masse contadine contro il latifondista o gli operai contro l’industriale; perché alla sua base c’è il desiderio di vivere, e vivere bene. Lo sciopero dunque è la possibilità agire collettivamente come un’unico corpus unito e organizzato di lavoratori, nei confronti dei tentativi della proprietà di usare (molte volte scorrettamente) la sua posizione di forza. Si può parlare dunque dello sciopero come del supremo tentativo di invertire i rapporti di forza che, altrimenti, terrebbero il lavoratore in posizione di subalternità. “Uniti si vince” è il principio che implica necessariamente che “Nessuno vince da solo”.
L’Art. 18 a tutela del diritto di sciopero – Questo strumento per l’esercizio del conflitto ha sempre presentato dei rischi e ne’ presenta tuttora, perciò l’Art. 18 della L. 20 maggio 1970, n° 300, ovvero lo “Statuto dei Lavoratori”, stava a garanzia del diritto di sciopero, disponendo l’obbligo del datore di lavoro a reintegrare il lavoratore ingiustamente licenziato. Si dovrebbe perciò capire quanto sia stata vile la Politica (*N.B. Quella neo-liberista di un centro-sinistra senza più valori-guida e determinato, in seguito al Governo Monti, a restringere le garanzie che tutelavano i lavoratori, al solo scopo di facilitare l’iniziativa economica privata) ad abrogare quell’articolo nel tentativo disperato (presto frustrato) di convincere i datori di lavoro ad assumere, ammettendo la possibilità di poter poi licenziare più serenamente. Si sono lasciati certamente più soli i lavoratori, indifesi e caricati in toto del loro, a questo punto personale, conflitto lavorativo.
Oggi in Francia i Cittadini, in quanto lavoratori, si stanno riappropriando del diritto di sciopero in maniera molto forte. Si oppongono ai datori di lavoro e allo Stato, consapevoli che la Politica che avrebbe dovuto tutelare i loro interessi si è permessa di ipotizzare un aumento dell’età pensionabile dagli attuali 62 anni (Per la situazione francese, EuroNews n° 2 in calce). Vi ricordate invece quando in Italia il Governo di Mario Monti concepì e promosse un’estensione vertiginosa ? Verso i settant’anni ?! Ci furono forse serrate generali ? Si fecero 40 giorni di sciopero ? (Per il confronto tra Italia e Francia, EuroNews n° 3 in calce) La speranza è che quanto accaduto in Italia abbia messo in allerta i lavoratori degli altri Paesi riguardo il tentativo della Politica neo-liberista, da sempre alleata con gli imprenditori, di restringere quei diritti conquistati che tutelavano sì, la dignità del lavoro, ma costavano troppo alle imprese, in termini sia di denaro sia di obblighi normativi e limiti alla propria iniziativa privata.
Spero di aver offerto uno spunto di riflessione che induca ad un’autoanalisi profonda della propria condizione e di che cos’è che realmente la supporta. Solo così torneremo consapevoli di chi siamo e di quali siano i nostri reali bisogni.
In copertina: lavoratori CGT in picchetto davanti all’ingresso del Museo del Louvre. Foto de IlMessaggero.it, 23/01/2020.
Spunti di approfondimento giornalistico:
- http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2020/01/17/louvre-chiuso-per-sciopero-file_67cd32b4-7ad3-4e26-9e40-d636c00d9643.html
- https://it.euronews.com/2020/01/16/francia-40-giorni-di-sciopero-sono-costati-alle-imprese-233-euro-per-dipendente
- https://it.euronews.com/2019/12/24/riforma-delle-pensioni-in-francia-le-differenze-con-la-legge-fornero