di Simone Antonioli
Dopo settimane di annunci, smentite e tiramolla tra governo e regioni, solo il 5 gennaio, penultimo giorno di vacanze natalizie, si è saputa la decisione definitiva sulla riapertura delle scuole: fissata al 7 quella di asili, elementari e medie, all’11 quella delle superiori.
Soddisfatta la ministra Azzolina che avrebbe fatto tornare gli studenti sui banchi già nel mese di dicembre.
L’abbandono della fallimentare e disastrosa esperienza della Didattica a Distanza sarebbe motivo di gioia se non fosse che in questi mesi il governo, troppo preso a placare le liti interne alla propria maggioranza e varare ridicole misure restrittive per contenere la diffusione del Covid durante le festività, ha infatti trascurato di predisporre un piano per riaprire le scuole in sicurezza, eppure sono sotto gli occhi di tutti i principali fattori di rischio.
In primo luogo, per quanto il personale scolastico possa essere rigoroso nell’applicazione dei protocolli in materia di distanziamento, talvolta sono inevitabili casi di assembramento, basti pensare alle classi pollaio (che auspichiamo vengano abolite nel prossimo anno scolastico) e al mancato ingresso scaglionato degli alunni in molte realtà scolastiche, ma non è tutto, la giornata per uno studente non ha inizio quando entra in classe, bensì sui mezzi di trasporto che lo portano da casa a scuola, numericamente insufficienti e di conseguenza luogo di sovraffollamento.
Se qualcuno pensa di liquidare il problema dando la colpa agli studenti irrispettosi delle regole, si fermi, non è finito l’elenco di problematiche che impediscono di classificare le scuole come “luoghi sicuri”.
Come denunciato dai sindacati infatti le mascherine fornite al personale scolastico e agli studenti sono inadeguate poiché di tipo chirurgico che proteggono esclusivamente chi viene a contatto con chi le indossa e dunque se si ha a che fare con alunni di età inferiore a 6 anni che non sono tenuti ad indossarle o a un inadempiente, chi la indossa non è protetto e rischia di contrarre il Covid se a contatto con una persona positiva.
Anche il rilevamento della temperatura non viene effettuato con strumenti affidabili.
Sono molto frequenti infatti casi di temperature troppo basse o identiche a quelle di soggetti che l’hanno misurata da poco o addirittura di persone a cui, per ragioni ignote, la temperatura è impossibile da rilevare .
Così non si può andare avanti.
Sarebbe buona cosa che il governo, tra un DPCM e un altro, si ricordi anche del mondo della scuola e riduca al minimo i rischi di contagio negli ambienti scolastici e lungo il tragitto.
Non si limiti a ridurre la capienza dei mezzi di trasporto, aumenti anche il numero delle corse (magari anche espropriando quelli privati inutilizzati), riduca il numero degli alunni per classe (scaglionando gli ingressi quest’anno e mettendo un tetto dall’anno prossimo), assuma in ogni plesso un operatore sanitario per ogni evenienza, fornisca a personale e alunni mezzi di protezione efficaci e come ha trovato i fondi per sguinzagliare le forze dell’ordine sulle strade per multare i trasgressori in questi giorni di festa li trovi anche per sguinzagliare ispettori che controllino il rispetto delle norme di sicurezza nelle scuole.
Governo se ci sei batti un colpo!